Marraghini, Sandra: I cieli stellati e la loro raffigurazione
La mappa celeste dipinta sulla cupola emisferica della scarsella è la prima volta stellata con caratteristiche astronomiche della storia dell’occidente: fu realizzata nel 1444.
Dagli astronomi di Arcetri, chiamati in occasione del restauro nel 1985, fu individuata che la mappa rappresenta la data del 4 luglio 1442 alle ore 10.30 di mattina. Non si conosce il motivo di tale celebrazione non essendosi verificato in quel giorno a Firenze alcun accadimento degno di nota. L’opera è stata collegata con l’arrivo in città nell’estate del 1442 di Renato d’Angiò (1409-1480), re di Napoli (1435-1442 che aveva dovuto cedere ad Alfonso V d’Aragona e abbandonare i primi di giugno 1442) e re titolare di Gerusalemme (dal 1438), e con un probabile patto di alleanza per una nuova crociata stipulato in occasione del concilio del 1439.
Tra gli elementi di riferimento astronomici troviamo il sole, la luna, le costellazioni, i pianeti, l’eclittica, le linee tropicali e il meridiano del luogo di osservazione.
La tecnica pittorica utilizzata per la stesura del blu sul fondo della cupola è un procedimento a secco ottenuto con l’azzurrite, le raffigurazioni sono in bianco di piombo e gli astri come il sole e i pianeti sono applicati in foglia d’oro.
L’opera non è ancora attribuita, fino ad oggi quale autore si è proposto con molta incertezza il fiorentino Giuliano d’Arrigo detto Pesello (1367-1446), miniaturista di animali. Questo nuovo studio conduce al riconoscimento di più mani e operatori, in un lavoro che quasi certamente fu portato avanti da un’equipe di artisti e scienziati, tra cui l’architetto Filippo Brunelleschi, il cosmografo fiorentino Paolo dal Pozzo Toscanelli, come si è sempre ritenuto e ad una nuova proposta di attribuzione al pittore matematico Piero della Francesca (1416/20-1492). L’eccezionale valore scientifico e geometrico del dipinto e il collegamento con altre opere di Piero della Francesca con analoghi contenuti astronomici e geografici come il “Cielo di Costantino”, nel ciclo della Leggenda della Vera Croce di Arezzo, la Madonna del Parto di Monterchi e la Flagellazione di Urbino testimoniano le competenze astronomiche di Piero della Francesca e rendono attendibile l’ipotesi di attribuzione.
Un riferimento al cielo di San Lorenzo è riscontrabile anche nel Corteo dei Magi che Benozzo Gozzoli (c.1421-1497) affrescò per Piero il Gottoso dei Medici (1416-1469) nella cappella di Palazzo Medici (ora Medici Riccardi), pittura eseguita dal 1459 al 1462, lo stesso periodo delle opere pierfrancescane.
Le raffigurazioni delle costellazioni sono tratte dalla tradizione classica ed ellenistica, ed è la prima volta nella storia del Rinascimento che vengono riproposte in cielo per segnare gli antichi miti.
Sulla corona circolare in pietra serena all’imposta della cupola è scolpito un grande tessuto, evocativo della fortuna economica e politica della famiglia Medici, trattenuto da 36 corde dorate, 36 come i meridiani di orientamento longitudinale di una mappa, come di un grande manto celeste.
Dai nuovi calcoli riproposti nel 2012 è stato individuato il luogo di osservazione terrestre, una località molto lontana da Firenze che risulta ad una longitudine di circa 120° Est: siamo nella Cina orientale a circa 300 chilometri est da Pechino, in prossimità della costa che si affaccia sull’Oceano Pacifico. Una località precisa riferibile a questa visione celeste è Shanhaiguan, dove si trova ancora oggi l’antica porta di accesso all’impero cinese, denominata la “Testa del Dragone” e dove termina a est la grande muraglia gettandosi in mare.
I contatti tra Firenze e l’impero cinese nel 1444 erano già attivi da tempo e un’importante delegazione di quel paese fu presente in città in occasione del Concilio del 1439.
I simboli contenuti nel dipinto esortano ad un ragionamento sui moti celesti, sul cambiamento di data e inducono a insospettabili luoghi terrestri, testimoniando una conoscenza dell’astronomia, della geoproiezione e della geografia molto evoluta.