Rapporti tra Vienna e Firenze ed il Museo Bandini
Con la fine del governo dei Medici e l’ingresso dei Lorena nel 1737, i rapporti tra il granducato e l’impero si intensificarono, in particolare quando il nuovo granduca, Francesco III (1708/1737-1765), sposo di Maria Teresa d’Austria (1715/1740-1780) erede degli stati asburgici, nel 1745 divenne imperatore del Sacro Romano Impero col nome di Francesco I, risiedendo a Vienna, capitale dell’impero. Il primogenito della coppia, Giuseppe (*1741), succedette al padre sul trono imperiale (1765-1790), il secondogenito, Pietro Leopoldo (*1747), sedette sul trono granducale (1765-1790) per poi diventare imperatore del Sacro Romano Impero come Leopoldo II (1790-1792). A lui succedettero i suoi figli, i “fratelli reali di Toscana” Francesco e Ferdinando: il maggiore fu eletto ultimo imperatore del Sacro Romano Impero come Francesco II (1768/1792-1806; imperatore d’Austria 1804-1835), ed il secondo salì al trono di Toscana col nome di Ferdinando III (1769/1790-99, 1814-1824).
Con l’intento di perfezionare sistematicamente e a vicenda le proprie gallerie d’arte ed accrescere il legame culturale tra Vienna e Firenze, Francesco e Ferdinando, nel maggio del 1792, iniziarono uno scambio di quadri tra la Galleria Granducale di Firenze e quella Imperiale di Vienna, ‘affare’ famosissimo fra gli storici dell’arte. A Vienna sarebbero stati graditi maestri toscani del ’500 (Fra’ Bartolomeo, Sarto, Cigoli) e ’600 (Barocci, Cortona, Dolci, Furini, Passignano), mentre per Firenze erano previsti maestri del ’500 tra veneziani (Bellini, Giorgione, Palma Vecchio e Giovane, Tiziano, Tintoretto, Veronese), lombardi (Leonardo, Luini, Procaccini) e tedeschi (Dürer, Holbein) e del ’600 tra fiamminghi (Rubens, Van Dyck, Fyt, Snijders, Teniers) e bolognesi (Carracci, Cagnacci). Lo scopo di questo scambio, in linea generale, restava quello di riuscire a rappresentare, in ciascuna delle due gallerie, l’orbita su cui gravitavano gli stati asburgo-lorenesi. Il “baratto”, come allora fu chiamato, attraverso varie spedizioni che non sempre andarono a buon fine, per essere completamente interrotte durante le guerre napoleoniche, si concluse non prima del 1821.
Dei 24 quadri spediti da Firenze sei tornarono alla sede, 16 si trovano oggi nella galleria viennese più uno a Parigi ed un altro a Grenoble. Viceversa dei 31 dipinti mandati da Vienna a Firenze due non furono graditi (uno ora si trova a Lione); attualmente nella galleria fiorentina ne rimangono 28 (uno introvabile, probabilmente in Francia). Nella seconda spedizione da Firenze, per la quale i quadri erano selezionati dallo stesso granduca, era inclusa anche una piccola tavola di Pietro Perugino, da poco nella collezione granducale: “la Madonna a sedere sopra un piedistallo quadro, ed ad ambo i Lati due Apostoli con sua cornice e venuto dal Vescovado di Fiesole 28. Ottobre 1786”.
Proprio in quel tempo anche Fiesole era divenuta un centro notevole del collezionismo grazie all’illustre figura del canonico Angelo Maria Bandini (1726-1803), le cui raccolte di testi e di opere d’arte furono visitate ed altamente elogiate dallo stesso granduca Ferdinando III.
Il Bandini, la cui opera meritoria non è stata ancora rivalutata nella giusta misura, almeno su un piano internazionale, era custode della Biblioteca Mediceo-Laurenziana, valente letterato e studioso e tra i massimi eruditi nella diocesi. Fu il primo a compiere una vera e propria riscoperta del patrimonio artistico di Fiesole e, durante anni di ininterrotta ed intensa ricerca, poté mettere insieme un’opima silloge di antichi testi come pure una preziosa raccolta di oggetti e suppellettili d’arte. È lui che nel 1776 pubblica la prima “guida” alle ricchezze di Fiesole col titolo di Lettere XII. ad un amico nelle quali si ricerca, e s’illustra l’antica e moderna situazione della città di Fiesole e ſuoi contorni, data ai torchi di Allegrini, Pisoni e Comp. “in occasione del solenne ingresso dell’Illustriss. e Reverendiss. Monsig. Ranieri Mancini Vescovo di quella Città seguito il dì XXVI. Maggio MDCCLXXVI”.
Il Bandini lasciò per testamento la sua biblioteca al Seminario Vescovile di Fiesole, dove si trova tuttora, e le sue collezioni d’arte al Capitolo della cattedrale di S. Romolo, Capitolo che dopo più di un secolo riuscì a far costruire l’odierno Museo Bandini, a ridosso della cattedrale ed aperto al pubblico nel 1913.
Di fronte al museo, nel già ricordato Teatro Romano, a partire dal 1911 si costituì il primo “festival” in Italia – l’attuale Estate Fiesolana. L’inaugurazione avvenne con l’Edipo Re di Sofocle il 20 aprile, in ricordo del mese in cui gli antichi ateniesi celebravano le Grandi Dionisie (VII sec. a.C. – IV sec. d.C.) o Baccanali, fase embrionale di quello che oggi siamo soliti chiamare il “Teatro Europeo”. Nella splendida cornice del Teatro Romano non avrebbe potuto quindi mancare l’opera lirica, che conobbe la sua migliore realizzazione nella stagione estiva del 1988 con il dramma giocoso di Lorenzo da Ponte (1749-1838) e musica di Wolfgang Amadé Mozart (1756-1791), Il dissoluto punito o sia Il D. Giovanni.
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